SIMONE D'ANGELO
REGISTA
I Futurieri in Terra di Molise nasce da una domanda: cosa sarebbe successo se personaggi del passato avessero avuto accesso ai moderni strumenti di comunicazione?
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La Rivoluzione Digitale ha modificato il nostro modo di informarci e discutere, permettendoci l’accesso a una quantità di informazioni infinita e in tempi rapidissimi. Tuttavia, la dimensione “rivoluzionaria” che caratterizza il mondo contemporaneo è esistita anche nel passato, e in particolare nel Settecento, che è stata l’epoca delle Rivoluzioni per eccellenza.
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È nel Settecento ad esempio che nasce il giornalismo moderno, e con esso le fake news: iniziano a diffondersi giornali e periodici che si occupano di temi politici. Proliferano i caffè e i salotti letterari, che come le moderne bacheche di Facebook, mettono in contatto persone diverse consentendo loro di condividere le notizie e discutere dei temi di maggiore interesse.
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È per questo motivo che il regista Simone D’Angelo ha deciso di ambientare proprio nel Settecento la sua riflessione sul ruolo della comunicazione e dei social network, affidando la parte del protagonista al più “futuristico” degli intellettuali dell’epoca: Vincenzo Cuoco.
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Per Cuoco la diffusione della cultura è essenziale per il benessere della nazione: solo individui informati e consapevoli possono contribuire alla crescita etica e morale dello Stato. La cultura è un elemento vivo, che deve penetrare diffusamente nella società per determinarne lo sviluppo.
Cosa accade infatti quando la libertà di espressione non si accompagna all’educazione? Se manca la capacità critica, o gli strumenti di decodifica, la libera espressione è ancora un valore? O non rischia di diventare essa stessa una minaccia?
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Queste sono le domande a cui I Futurieri in terra di Molise cerca di rispondere, attraverso un confronto tra il passato e il presente, per costruire un futuro in cui la conoscenza sia uno strumento di libertà e di crescita individuale e collettiva.